Questo articolo, a cura del logopedista Michele Cavicchioli, è un’introuduzione al ruolo della logopedia nella riabilitazione della persona afasica.

Lo scafandro e la farfalla

Lo scafandro e la farfalla” titolo di un libro autobiografico (assolutamente consigliato) che riesce a trasmettere in modo accurato e dettagliato, sensazioni ed emozioni che prova colui che “si ritrova in un corpo che non soddisfa più la propria mente”, colui che vorrebbe comunicare qualcosa, qualsiasi cosa, ma che purtroppo non ci riesce. 

Rinchiusi nel proprio corpo, nel proprio scafandro, mentre il mondo all’esterno di esso continua imperterrito il suo ciclo, mandando stimoli continui che attendono solo di essere accolti e di ricevere una risposta. Essere un “recipiente” di conoscenze e competenze ma non essere più in grado di aprire quel maledetto “coperchio” che ci permette di comunicare con l’ambiente circostante.

Cos’è l’afasia?

La persona afasica è una persona che si ritrova improvvisamente a dover lottare per riuscire ad uscire dallo scafandro, da un abito troppo stretto che purtroppo non è più fatto di stoffa, ma di pelle e carne.

L’afasia è una alterazione delle capacità di comprendere e/o esprimere messaggi linguistici (a livello orale e scritto).

Si può classificare in diversi modi ma per semplificare, suddividiamo tutto in tre macro-categorie:

  1. Afasia recettiva o sensoriale – deficit nella comprensione
  2. Afasia espressiva o motoria – deficit nella produzione
  3. Afasia globale – alterazione globale in comprensione e produzione

Nella maggior parte dei casi, è un sintomo che consegue a lesioni focali cerebrali, prevalentemente collocate nell’emisfero sinistro del cervello.

Il ruolo della logopedia:

lo scopo principale della logopedia nella riabilitazione della persona afasica, è quello di massimizzare le sue abilità linguistico-comunicative.

Il logopedista ha dunque il compito di valutare la persona afasica, proporre un bilancio (diagnosi logopedica) e riabilitare l’afasia. Oltre a questo, compito importante del terapista è anche quello di consulenza con famigliari e caregivers così da poter favorire la continuità terapeutica anche in contesto extra-ambulatoriale/ospedaliero in fase post-acuta. 

Il macro-obiettivo è quello di aiutare la persona afasica a liberarsi degli abiti troppo stretti, aiutarla ad uscire dallo scafandro, per indossare un nuovo vestito il più comodo e bello possibile.